Da Coogee Beach all’IKEA e deviazione verso le montagne. Si scia in Australia.

Due settimane di novità.

In ufficio è arrivata una nuova programmatrice, Melissa: 120 kg circa, un po’ chiacchierona, cartoccio di noodles e cappuccino incorporati, una voce da oltretomba. Il boss l’ha messa al mio posto e ha messo me vicino a lui. Peccato: mi piaceva la vista su Hyde Park che avevo dalla mia scrivania.

In un paio di giorni ho capito che sarebbe durata poco: era evidente che la nuova fanciulla non rientrava nello stile del capo, nei canoni dell’ufficio, nei ritmi del progetto. Una settimana e via: la mia scrivania si è liberata di nuovo.

“Mi dispiace di aver fatto venire in ufficio quella specie di balena – mi ha confidato ieri il boss – non avrei mai dovuto prenderla, cazzo era inguardabile”. E mi sono resa conto di come tutto conti, anche qui.
Quando lavoravo a Milano, nell’ufficio-stampa di una casa di moda, era chiaro che il bell’aspetto fosse uno dei canoni di selezione, nulla di nuovo, in certi ambienti, ma qui, per programmare, addirittura server-side, credevo davvero l’avvenenza non contasse. Me illusa. Povera Melissa, era simpatica.

Ho saltato due week-end nel mio racconto: il primo è stato molto calmo, a Coogee: aperitivo, pattini, una passeggiata sul mare e, proprio dalla scogliera sotto casa, cosi’, senza cercare, abbiamo visto le balene.
Ne stavo parlando distrattamente con Albi: “Inizia il periodo delle balene, sarebbe bello andare a vederle, Laurel mi ha detto che a Bondi le vede dalla finestra della cucina. Figata. Figurati se si vedono da qui”. Avevo gli occhiali, ho guardato il mare, più con teatrale rimpianto che con reale speranza di scorgere qualche cosa: “C’è uno spruzzo bianco”. Si vedeva, in lontananza, una colonna di schiuma, che si alzava di poco – quanto, chi lo sa, a quella distanza.
“Cavolo che vista, quella è una balena”. Alberto, lupo di mare più brianzolo che camoglino ma con una vista decisamente migliore della mia, ha confermato il mio miraggio.

Uno, due, tre, quattro spruzzi, si alternavano, si spostavano, si avvicinavano e si allontanavano dalla costa tra Maroubra e Bondi. Abbiamo visto le balene, sotto casa!

Ho sempre vissuto al mare (davvero a 50 metri dalla spiaggia), mi sono svegliata ogni mattina della mia infanzia vedendolo come prima cosa, dalla finestra e mai, mai, mai avevo visto lo spruzzo di una balena.

In questi giorni continuiamo a vederle, anche noi, come Laurel, dalla grande finestra della cucina.
Luglio, lo avevano detto: il mese freddo, il mese delle balene. Prenderemo una barca, per andare a vederle in mare aperto, uno di questi giorni, come volevamo fare un po’ di tempo fa.

Mese freddo, dicevo. Freddo non molto: 20° e le giornate si allungano già “E’ passato il solstizio d’inverno” mi ha fatto notare uno degli Andrews, l’altro giorno, in ufficio.
‘Il solstizio d’inverno’, ‘la croce del sud’…mi ricordano i miti che leggevo da ragazzina e sono talmente vicini, qui.

“Venerdi’ prossimo potremmo prendere tutti vacanza”. Bella uscita quella del capo. Soprattutto dopo le fatiche degli ultimi giorni.

Che fatiche?
Siamo stati all’IKEA, Signori miei. E, sei mesi dopo esserci venuti ad abitare, abbiamo trasformato la nostra casina sulla spiaggia. Prima era molto vuota, molto spartana, arredata da persone abituate a pochi fronzoli. “Le cose servono, i colori non contano”. Che differenza dalla mia casina di Parigi, in cui ho litigato con l’architetto per ogni millimetro ed ogni sfumatura. Qui l’ho presa un po’ come un campeggio: mi serviva una situazione provvisoria per sentirmi libera di scappare in ogni momento, come a Parigi mi serviva qualche cosa di stabile per sapere che sarei potuta tornare.

La giornata all’IKEA è stata spassosissima: avevamo chiaro in mente che cosa ci serviva, siamo stati molto efficaci e ci siamo divertiti. E’ buffo come si imparino le cose nella vita. L’MBA mi ha forgiata, in un certo senso: ottimizzazione spontanea di tempo e risorse. Funziona. A volte rompe anche un po’ le palle al prossimo, pero’ vabbé.

Abbiamo comprato cuscini, tende, un piumone morbidissmo, un copriletto a righe colorate ed un sacco di altre cose.
L’idea era di dare al tutto uno stile un po’ matto, non lo avremmo fatto per una casa vera, abituati come siamo entrambi alle cose classiche e vecchia maniera, in certi frangenti.
Qui ci siamo sbizzarriti. Anche perché dovevamo abbinare ogni pezzo ai muri viola del salotto. E allora tende viola, cuscini viola, lampade colorate; abbiamo comprato addirittura una palla da discoteca: una di quelle di specchio che girano e riflettono ovunque la luce. “Se deve essere kitsch che lo sia sul serio”.
Il risultato è sorprendente: sembra una casina nuova. E’ confortevole, graziosa. La sera non vediamo l’ora di tornare dall’ufficio per ritrovarci qui.

Vi scrivo dalla cucina, è una giornata un po’ grigia, per la prima volta, non vedo nessuno in mare.
La TV, nell’altra stanza parla da sola, io rubo un po’ di tempo al lavoro da fare.
Ecco, appunto, ho dato un’occhiata alle email e il lavoro da fare mi ha rubato al blog. Ma torno.
Il boss ha un meeting con Nic, la nostra grafica. Teleconferenza, un po’ di decisioni prese. Un po’ di idee, alcune totalmente campate in aria, altre meno.

Dicevo, dicevo: luglio il mese più freddo, il mese delle balene e luglio il mese in cui il boss dice di prendersi un venerdi’ di vacanza: “Saro’ in montagna con la mia famiglia, perché non ci raggiungete per il week-end? Abbiamo una casa enorme, c’è spazio per tutti”.
Ma noi non abbiamo nulla per sciare! Scopro, alla veneranda età di 26 anni, che si puo’ affittare proprio tutto.
Io, abituata ad avere diverse paia di sci nelle diverse case in montagna, ora mi ritrovo senza neanche un paio di guanti. Albi si è informato in un negozio sotto l’ufficio: “Prenotiamo tutto qui e poi ritiriamo a 40 minuti dagli impianti, è di strada”.
Sarà un’avventura. Già ci perderemo : cinque ore di macchina in direzione di Camberra, uscite e svincoli mal segnalati. Pessima davvero la segnaletica australiana, bisogna sempre tirare a indovinare.
Di solito faccio da navigatore col MacBook sulle ginocchia e uno screen grab di google maps aperto davanti.

Parleremo meglio della montagna, stasera, mangiando cibo indiano.
Eh già, ormai abbiamo i giorni fissi: martedi’ pizza, mercoledi’ Thai, giovedi’ indiano…quasi sempre.
Ieri a pranzo siamo stati al Koreano, suggerito dal boss, naturalmente, caspita, questo boss: una monomania! Beh, a metà pranzo ci ha raggiunti e ha iniziato a parlare di mafia cinese e spie russe. Non so mai se credergli, quando racconta le sue storie.

Ora un po’ di cereali, essi’, quando solo sola mi “vizio” e pranzo coi cereali – ma non i CrunchyNuts, cacchio: sono allergica. Allergica a noci, nocciole, noccioline. Scoperto grazie ai CrunchyNuts, forse ne avevo mangiati troppi: mi sono ritrovata, un sabato mattina, ricoperta di bollicine; scongiurati il borbillo e qualsiasi insetto, poteva essere solo un’allergia.

Ora lavoro e, intanto, è spuntato il sole.

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